domenica 6 marzo 2011

Mike Bloomfield's SUPER SESSION

Buongiorno a tutti amici seicordisti.
Chi di voi ha fatto la piacevole esperienza di telefonare ad un paio d’amici musicisti per organizzare una Jam al volo, incontrarsi, accordare gli strumenti, premere il tasto rec di un registratore, e via dopo un paio d’ore con un documento indelebile (o quasi) dell’indimenticabile tempo trascorso in musica ?
Sicuramente in tanti, compreso il sottoscritto, ma quando tutto ciò avviene tra personaggi del calibro di Mike Bloomfield, Al Kooper e Steve Stills la cosa prende una piega un attimino differente, la jam diventa qualcosa di più, insomma si trasforma in una SUPER SESSION !

Beh, sì. Perché è proprio questo il capolavoro che oggi vado a presentarvi. Probabilmente la maggior parte di voi già conosce il mitico album, ma per chi invece non avesse mai avuto il piacere d’ascoltarlo o per chi ne ha sentito parlare, ma non si è mai impegnato nella ricerca consiglio fortemente di darsi da fare a trovarlo.
La prima uscita dell’LP del 1968 conteneva 9 brani, la versione remastered da me acquistata vede al suo interno anche 4 bonus track, di cui una live.
In questo lavoro non c’è una sola nota che non attiri l’orecchio del buon ascoltatore.
E’ il classico album che ti folgora al primo ascolto e dal primo istante, una fusione di Blues, Jazz, R&B, Swing e Rock molto difficilmente riscontrabile in altri lavori.
Tant’è che a proposito del primo brano Rolling Stone scrive :”Bloomfield’s opening and closing solos in Albert’s Shuffle are stunning displays of grip and virtuosity, of his ability to fire dense knots of melody with dead aim”.
Credo si traduca da sola un’affermazione del genere.
Non si riesce davvero a prender fiato ascoltando quest’album.
Nel secondo brano, Stop, lo splendido tappeto di organo lascia libero Bloomfield di
metter mano ad un fraseggio blues davvero sublime nonché ad una scelta di suono che trovo splendida.
Un picco notevole nell’intero album lo si raggiunge senza dubbio durante “His Holy Modal Majesty”, un brano jazzato della durata di 9:13 in cui il repertorio tecnico stilistico offerto da tutti i musicisti è meraviglioso, col nostro Bloomfield impegnato in fraseggi Jazz-blues tesissimi che si sposano in maniera eccellente col tono solenne dell’intera composizione.
Quindi  con “Really” si ritorna per circa cinque minuti in territori più blues e sempre ricchi di spunti improvvisativi interessantissimi, per poi tuffarsi in “It takes a lot to laugh, it takes a train to cry”, un allegro rock ‘n’roll dal leggero sapore country in cui il riccioluto Bloomy sfodera qualche lick davvero notevole.
Ed è così che arriviamo in zona ciliegina sulla torta. Infatti “Season of the witch” a mio avviso vale il prezzo dell’intero album, un brano che quasi non si riesce a descrivere da quanto è geniale ed evocativo. Il suono del Wah-wah di Mr.Bloomfield su questa traccia è quanto di più bello abbia mai ascoltato in vita mia, e l’utilizzo è davvero magistrale e va a fornire dei colori magici a tutta la splendida tessitura armonica che il resto della band tiene su in maniera unica.
Arrivati a questo punto si è in una tale situazione di appagamento sensoriale che con gli ultimi due brani si passa come per magia allo stato d’estasi.

I feticisti del vintage sound come me sbaveranno all’ascolto del magico Phase analogico in “You don’t love me”, e acoltando Harvey’s Tune si avrà la sensazione di essere proprio lì, in quella lontana America di fine anni ’60 che ha regalato a tutti noi l’impagabile gusto di collegare una Les Paul ad un Blackface (lo so, beato chi può farlo…) ed essere piacevolmente cullati da una sublime scia di note.
E’ per la prima volta che mi pongo a tutti voi in veste di recensore di LP, ma oggi non ho saputo tirarmi indietro quando ho pigiato il Play sul mio stereo.
So che adesso dovrete correre nel più vicino negozio di dischi per chiedere di SUPER SESSION di Bloomfield,Kooper & Stills, ed è per questo che vi faccio i miei più crunchosi saluti e vi do appuntamento al mio prossimo sconosciuto articolo.
Oldstrato

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