venerdì 25 marzo 2011

Tutto inizia da un buon Cavo!

Buongiorno cari amici seicordisti musicanti.
Oggi voglio prendere in esame un oggetto che sta alla base di un buon suono, un fattore che a volte viene erroneamente trascurato nel momento in cui si imbraccia la nostra amata chitarra elettrica e ci si dirige verso l’input dell’ampli: sto parlando del cavo. Sì, proprio lui, potremmo identificarlo come il nostro corriere del suono, sempre pronto a prendere le nostre emozioni e a trasferirle lì dove prenderanno voce e saranno giudicate da timpani inflessibili.

E a volte, presi dalla bellezza di una gran chitarra piuttosto che dall’ultimo arrivo in pedaliera (tra l’altro piena di cavi anch’essa) neanche facciamo caso alla scelta di un buon cavo. Anche perché, a meno che non si è soliti girare 30 palchi al mese, un cavo può accompagnarci per anni, acquattato lì da qualche parte come una biscia.
Ma quali sono i parametri essenziali da prendere in considerazione al momento dell’acquisto di un cavo?
Sicuramente dobbiamo considerare:
·       La bassa capacità, espressa in pF/m. Un ottimo cavo ha una capacità non superiore a 100pf/m. Questo parametro è fondamentale ai fini della chiarezza e definizione del suono, nonché al fine di una ottimale trasmissione degli acuti.
·       Un ottimo conduttore. Molti costruttori utilizzano nei loro cavi argento oppure leghe di rame e argento. Grazie a questi materiali il passaggio del segnale avviene in maniera più fluida e veloce.
·       Un adeguata schermatura. Uno degli elementi più importanti di un cavo è la schermatura. E cioè il potere che un cavo ha di mantenere imprigionato il segnale della chitarra al suo interno e allo stesso tempo di evitare che interferenze esterne di varia natura penetrino al suo interno creando fastidi vari, come ronzii e fruscii fastidiosissimi. Cavi di un certo livello sono dotati di più strati di schermatura (vedi foto sopra).
·       Assemblaggio del cavo e ancoraggio ai Jack.
Molto importante è la struttura e la robustezza del cavo, da una parte per poter assicurare lunga vita allo stesso, dall’altra parte per migliorare la trasmissione del segnale. Alcuni studi dimostrerebbero che cavi strutturati a treccia (in gergo si dice Tweestati) migliorano notevolmente la qualità del segnale audio andando ad agire sui valori di induttanza, resistenza e capacità.
Inoltre connettori jack robusti e saldamente ancorati al cavo assicurano sicuramente una durata superiore alla media.
·       Flessibilità dei materiali.
Altro parametro assolutamente non trascurabile è la flessibilità del cavo. Tale proprietà allo stesso tempo ne allunga la vita e fa sì che non si creino disturbi nella trasmissione del segnale.


Sul mercato la lista di ottimi cavi è davvero ampia, e con essa anche la relativa fascia di prezzo. In alcuni casi si può arrivare a spendere più di 100 euro per 4,5 metri di cavo. Per quel che mi riguarda, circa un mese fa ho acquistato uno degli ultimi nati in casa Planet Waves e devo dire che la qualità c’è e si sente. Il prezzo è nettamente al di sotto di quello appena sopra citato.
Nel mio arsenale cavi c’è anche un ottimo prodotto italiano (MPE), un cavo Horizon DeLuxe e tanti piccoli cavi George L’s che io consiglio esclusivamente per le connessioni tra i vari pedali.

Ecco qui di seguito una risorsa molto interessante per chi voglia farsi un’idea più precisa da un punto di vista tecnico:
Have a good tone friends !


domenica 13 marzo 2011

AMPLITUBE 3

Buongiorno a tutti ragazzi.
Quante volte vi è capitato di non avere voglia di fare il warm up al vostro ampli valvolare, collegare l’intero setup, iniziare a provare qualcosa a volumi degni di scomunica da parte di Pete Townshend e poi alla fine rendervi conto che avete suonato sì e no mezz’ora ?
Beh…a me capita abbastanza spesso, ed è per questo che circa 15 giorni fa, con l’obiettivo di ottimizzare lo studio, ho installato sul PC il famosissimo  AMPLITUBE 3 di casa IK Multimedia
Devo dire che, contrariamente alle aspettative, farlo girare correttamente non è stato un problema. Io possiedo un Notebook Toshiba Satellite di fine 2007 equipaggiato con processore Core2 Duo, 1,80 Ghz e 2GB di memoria che tutto sommato se la cava ancora discretamente.
Entrare nella stanza delle meraviglie di Amplitube è fantastico, in un attimo si ha l’impressione di possedere quanto di meglio sia mai stato prodotto a livello di effetti e ampli. Naturalmente ho fatto un veloce giro di perlustrazione, come per magia mi son sentito Hansel nella casa delle meraviglie: prendi un compressore da qua, mettici un boost di là, colleghiamoci un doppio tubescreamer, quindi un pizzico di buon vecchio Phase non guasta, e naturalmente non si può rinunciare a quel magnifico analog delay. Certo che suonare con un Blackface e un Orange affiancati non sarebbe male, magari con una 2x12 da una parte e una 4x12 dall’altra. E perché no, con un paio di belle camere di reverbero, ecc. ecc.
Devo dire che ho semplicemente scherzato e girovagato per il programma, cercando di farmi un suono che non ho ancora trovato perché la qualità dei vari giocattolini presenti nel software l’ho potuta solo minimamente assaporare, ma non gustare in pieno.
Il problema nasce dal fatto che non possiedo una scheda audio esterna USB e quindi sono stato costretto, tramite riduttore, ad entrare diretto nella presa MIC del Pc e sfruttare i due minuscoli altoparlantini (situazione in cui un paio di coni da 6” assumerebbero la valenza di un intero stack !)
E tutto ciò non m’ha entusiasmato tanto perché la resa dei vari simulatori di ampli/effetti/ecc… ne ha risentito parecchio. E con essa anche la mia guitar libido ;-)
Quindi, come si suol dire, la domanda nasce spontanea: “Quale scheda comprare con un budget di circa 120 euro?”
Ho visto che attualmente sul mercato, tenendo conto del budget poc’anzi citato, ci sarebbe la Line6 UX1, la M-Audio Fast track e la Edirol (UA4-FX o UA25-EX ?). Mi piacerebbe  conoscere le esperienze di qualcuno di voi in merito a qualche prodotto particolarmente valido.
Ah, un ultimo appunto: ho notato che tra gli ampli quello che rende di meno a livello di simulazione è, ahimè, il Plexi. Tra l’altro m’ha colpito l’elevato livello di fruscio sempre presente. Per quel poco che ho testato il software posso dire che questi sono gli unici punti a suo sfavore.

Have a cool Tube sound friends !

domenica 6 marzo 2011

Mike Bloomfield's SUPER SESSION

Buongiorno a tutti amici seicordisti.
Chi di voi ha fatto la piacevole esperienza di telefonare ad un paio d’amici musicisti per organizzare una Jam al volo, incontrarsi, accordare gli strumenti, premere il tasto rec di un registratore, e via dopo un paio d’ore con un documento indelebile (o quasi) dell’indimenticabile tempo trascorso in musica ?
Sicuramente in tanti, compreso il sottoscritto, ma quando tutto ciò avviene tra personaggi del calibro di Mike Bloomfield, Al Kooper e Steve Stills la cosa prende una piega un attimino differente, la jam diventa qualcosa di più, insomma si trasforma in una SUPER SESSION !

Beh, sì. Perché è proprio questo il capolavoro che oggi vado a presentarvi. Probabilmente la maggior parte di voi già conosce il mitico album, ma per chi invece non avesse mai avuto il piacere d’ascoltarlo o per chi ne ha sentito parlare, ma non si è mai impegnato nella ricerca consiglio fortemente di darsi da fare a trovarlo.
La prima uscita dell’LP del 1968 conteneva 9 brani, la versione remastered da me acquistata vede al suo interno anche 4 bonus track, di cui una live.
In questo lavoro non c’è una sola nota che non attiri l’orecchio del buon ascoltatore.
E’ il classico album che ti folgora al primo ascolto e dal primo istante, una fusione di Blues, Jazz, R&B, Swing e Rock molto difficilmente riscontrabile in altri lavori.
Tant’è che a proposito del primo brano Rolling Stone scrive :”Bloomfield’s opening and closing solos in Albert’s Shuffle are stunning displays of grip and virtuosity, of his ability to fire dense knots of melody with dead aim”.
Credo si traduca da sola un’affermazione del genere.
Non si riesce davvero a prender fiato ascoltando quest’album.
Nel secondo brano, Stop, lo splendido tappeto di organo lascia libero Bloomfield di
metter mano ad un fraseggio blues davvero sublime nonché ad una scelta di suono che trovo splendida.
Un picco notevole nell’intero album lo si raggiunge senza dubbio durante “His Holy Modal Majesty”, un brano jazzato della durata di 9:13 in cui il repertorio tecnico stilistico offerto da tutti i musicisti è meraviglioso, col nostro Bloomfield impegnato in fraseggi Jazz-blues tesissimi che si sposano in maniera eccellente col tono solenne dell’intera composizione.
Quindi  con “Really” si ritorna per circa cinque minuti in territori più blues e sempre ricchi di spunti improvvisativi interessantissimi, per poi tuffarsi in “It takes a lot to laugh, it takes a train to cry”, un allegro rock ‘n’roll dal leggero sapore country in cui il riccioluto Bloomy sfodera qualche lick davvero notevole.
Ed è così che arriviamo in zona ciliegina sulla torta. Infatti “Season of the witch” a mio avviso vale il prezzo dell’intero album, un brano che quasi non si riesce a descrivere da quanto è geniale ed evocativo. Il suono del Wah-wah di Mr.Bloomfield su questa traccia è quanto di più bello abbia mai ascoltato in vita mia, e l’utilizzo è davvero magistrale e va a fornire dei colori magici a tutta la splendida tessitura armonica che il resto della band tiene su in maniera unica.
Arrivati a questo punto si è in una tale situazione di appagamento sensoriale che con gli ultimi due brani si passa come per magia allo stato d’estasi.

I feticisti del vintage sound come me sbaveranno all’ascolto del magico Phase analogico in “You don’t love me”, e acoltando Harvey’s Tune si avrà la sensazione di essere proprio lì, in quella lontana America di fine anni ’60 che ha regalato a tutti noi l’impagabile gusto di collegare una Les Paul ad un Blackface (lo so, beato chi può farlo…) ed essere piacevolmente cullati da una sublime scia di note.
E’ per la prima volta che mi pongo a tutti voi in veste di recensore di LP, ma oggi non ho saputo tirarmi indietro quando ho pigiato il Play sul mio stereo.
So che adesso dovrete correre nel più vicino negozio di dischi per chiedere di SUPER SESSION di Bloomfield,Kooper & Stills, ed è per questo che vi faccio i miei più crunchosi saluti e vi do appuntamento al mio prossimo sconosciuto articolo.
Oldstrato